sabato 24 gennaio 2009

Polònia - Il Papa - AH AH AH

Più piccolo che Silvio Berlusconi!


Un amico mio (Ciao, caro orso...) dice che SB ha scelto Brunetta come ministro per non essere l’uomo più piccolo nel governo... Forse SB non ha capito che per un politico essere piccolo non ha niente a fare con l'altezza fisica, ma con l’altezza morale ed intellettuale. Non vorrei sembrare poco ottimista, ma non penso che arrivi mai a capirlo.

Il vento provoca una tragedia da noi.


Il vento fa crollare il tetto d’un polisportivo a Sant Boi e ci muoiono 5 ragazzi. Altri 9 persone sono state ferite. I ragazzi, tutti fra 9 e 12 anni, giocavano a beisbol all’aperto ma si sono rifugiati nell'installazione sportiva per proteggersi dal forte vento.
Queste sono le cose che ci fanno paura alle mamme: lasciare i ragazzi felici, giocando... e trovarti la tua vita rotta per sempre in 1 minuto! Non posso né pensarci senza sentire qualcosa strana nello stomaco...

giovedì 22 gennaio 2009

T-mobile pubblicità

Un altro essempio della creatività della pubblicità. T-mobile monta una coreografia con la gente che passa per Liverpool Street Station a Londra. Mi avrei piaciuto essere là per ballare con loro!

mercoledì 21 gennaio 2009

So help me God!


Così finisce il giuramento che ha fatto il Presidente degli USA ieri. Spero che Dio l'ascolti affinche il futuro della politica americana non abbia niente in commune con il suo passato prossimo (referenza grammaticale per la mia insegnante, che legge i miei post, ma non fa dei commenti...) Insomma, non è in gioco soltanto il futuro degli USA, ma sicuramente quello del mondo. So... good luck, Mr. President!

sabato 17 gennaio 2009

Dopo vedere la foto di Dumhaik...

Anche Elle McPherson le vorrebbe per lei!

martedì 13 gennaio 2009

La F60: non bisogna parole

Si vuole aspetare fino marzo per l'inizio del campionato, ma nel fratempo possiamo guardare questa preziosità. Non so se sarà veloce, ma non può essere più bella!

lunedì 12 gennaio 2009

Immagini della manifestazione pacifica e pacifista del sabato scorso a Barcellona


Delle pistole, delle facce occulte... fra gente che è andata al centro di Barcellona di buona fede pretendendo domandare la fine del conflitto a Gaza, convocati da la maggioranza dei partiti politici spagnoli che, sembra, vogliono dimenticare cose come che Hammas viene di impiantare la legge islamica a Gaza, che sono stati loro a finire unilateralmente la tregua con Israele, che anche Mahmoud Abbas, il leader dell’Autorità Nazionale Palestina ha domandato a Hammas di finire con gli attacchi contro la frontiera d’Israele. Mentre la gente di Gaza soffre gli attacchi d’Israel, il suo leader è a Siria, dove vive senza problemi ne paura... Magari questa sua strategia di fare ammazzare i suoi l’ha imparato dal suo amato amico Arafat, che era un maestro del terrore!
Per piacere, guardate le foto e ditemi se sono io a farvi paura per la mia opinione diversa e “politicamente incorretta”. XD e Perbacco!

venerdì 9 gennaio 2009

Quel silenzio sulla moschea in piazza Duomo

Una bell'amica m'ha fatto arrivare quest'articlo e vorrei sapere se è certo. Non vorrei, però, preocupare a nessuno: non dico quello che penso, soltanto quello che succede... o no...

Guardate la foto qui sopra: è di sabato pomeriggio. Mille, forse duemila musulmani hanno occupato piazza Duomo a Milano per protestare contro i raid israeliani a Gaza, hanno bruciato bandiere con la stella di David e poi hanno pregato rivolti verso la Mecca. Anche il sagrato è stato occupato. Il Duomo ha dovuto chiudere. Se un cristiano, ammesso che ce ne sia ancora qualcuno in circolazione, avesse voluto entrare nella cattedrale per pregare, o per partecipare alla messa, avrebbe dovuto rinunciarvi. La stessa cosa è successa a Bologna in piazza Maggiore, davanti a San Petronio: la foto è a pagina 5. Anche in altre città d’Italia e d’Europa molte piazze e molti sagrati si sono trasformati in improvvisate moschee all’aperto. Guardate e tenete presente un dato: è la prima volta che succede.
Ma perché i musulmani, per protestare contro la guerra in Palestina, hanno scelto i luoghi simbolo della cristianità? Perché non davanti a un consolato israeliano? O americano? Perché per la preghiera, invece che in una moschea - ce ne sono ormai parecchie - hanno scelto le cattedrali, come a Milano, o la basilica più importante come a Bologna?
Domande alle quali si possono dare due risposte. La prima sgombrerebbe il campo da qualsiasi dietrologia: sono andati davanti al Duomo e davanti a San Petronio perché quelle sono le piazze principali di Milano e di Bologna. Secondo un’interpretazione ancor più benevola, hanno addirittura voluto cercare un’ideale solidarietà con i cristiani, pregando l’unico Dio: in fondo, ha osservato qualcuno, sulla facciata del Duomo sta scritto Mariae Nascenti, e se c’è un culto che accomuna cattolici e musulmani questo è proprio quello mariano. La preghiera di massa sarebbe dunque un atto di pietà, una richiesta di carità in un momento di sofferenza per il popolo arabo.
Ma c’è un’altra possibile chiave interpretativa, che è quella di una simbolica occupazione. Di un atto di arroganza e perfino di violenza: a Milano i dimostranti - guidati dall’imam di viale Jenner, già condannato per terrorismo - sono arrivati di corsa, seminando paura, sgomberando di forza la piazza, occupandola senza alcun permesso, costringendo appunto il Duomo a chiudere. Dove sarebbero, visti i modi e i fatti, il rispetto e la solidarietà con i cristiani?
Sembra quasi che, con questa azione forse coordinata nelle varie città, il mondo islamico abbia voluto lanciare un segnale: i vostri tradizionali luoghi di preghiera adesso diventano nostri. Dove prima pregavate voi, adesso preghiamo noi. Per il devoto musulmano i luoghi, i segni, i simboli hanno un valore ben più profondo di quanto ne attribuiamo noi occidentali, ormai largamente secolarizzati.
Può darsi che quest’ipotesi di un’occupazione simbolica sia un allarmismo esagerato. Resta il fatto che non si vede che cosa c’entrino il Duomo e San Petronio con i raid israeliani; e che mai la preghiera collettiva si era tenuta sui sagrati delle chiese cattoliche. (Non vogliamo neanche immaginare che cosa avrebbe scritto Oriana Fallaci. Avrebbe parlato come minimo di sfregio, di oltraggio. Quando cominciò a sostenere quelle sue tesi, fu fatta passare per un’invasata. Adesso sono molti, invece, a temere che avesse ragione).
Ma la vera notizia, quella che ci ha indotti - a distanza ormai di due giorni - ad «aprire» il giornale con la foto che avete visto in prima pagina, è la distrazione, il disinteresse, il deprimente silenzio che ha accompagnato le invasioni di piazza Duomo e piazza Maggiore. I saldi e le code agli outlet valgono ben di più, nel nostro media-system, di un Duomo trasformato in moschea
Ed è di questo che abbiamo paura. Non dei musulmani, la cui aggressività in tutto il mondo è piuttosto, probabilmente, un segno di debolezza e di declino. Abbiamo paura dell’ignavia, della viltà, dei contorcimenti mentali di un Occidente che soffre di infiniti complessi e sensi di colpa. Di un mondo che per non offendere i musulmani cancella i presepi, i riferimenti a Gesù nelle canzoni di Natale e il prosciutto dalla mensa dell’asilo: ma che non ha nulla da eccepire se il Duomo è costretto a chiudere. Che cosa avremmo letto sui nostri giornali se quattro cattolici tradizionalisti fossero andati a pregare davanti alla moschea di Segrate?
È il nulla dell’Occidente che spaventa. Il vuoto pneumatico di valori e ideali che lascia campo libero a chi, invece, si nutre di un pensiero forte e di uno spirito di conquista. Non ce ne frega nulla di rinunciare al presepe perché al Natale non crediamo più, così come non crediamo più in niente: né in una filosofia che non sia quella del godersi la vita, né in una morale che non sia quella del secondo me. L’Occidente tace, di fronte all’avanzata dell’islam, perché non ha niente da dire: la stessa Chiesa sembra spesso rinunciare, per paura chissà di che, ad essere se stessa.
C’è chi dice che proprio questo nulla ci salverà dall’islam. Che i musulmani saranno alla fine sconfitti, più che da quel che resta dei nostri valori, dall’effetto contagioso dei nostri vizi. È probabile che finirà così. Ma non prima di uno scontro che sarà tutt’altro che breve e indolore.
Michele Brambilla